College/3

Passata la sbornia da writing, listening e compagnia bella si va avanti. Hai tutti gli indirizzi e-mail degli pseudo-amici intercontinentali a cui hai promesso di “keep in touch“, ma non ci credi poi tanto.

Se è già difficile mantenere i contatti con i pochi connazionali decenti conosciuti all’estero, figuriamoci quant’è faticoso metter su dei convenevoli in inglese. Poi è un circolo vizioso: tu non hai voglia di fare il primo passo ma la casella di posta langue e quindi la cosa è reciproca.

Due settimane passate a improve una lingua straniera, per poi tornare alla solita vita fatta di analfabeti che a malapena conoscono l’italiano. In fondo viaggiare racchiude la più grande fregatura dei nostri tempi: l’illusione che qualcosa cambi solo perché cambiano gli scenari. Il solo vantaggio che ti resta è tornare alla vita di sempre scoprendo che ti fa stare più tranquillo. That’s all.

Rocco Siffredi più diseducativo per un figlio di CentoVetrine?

Rocco Siffredi, 44 anni, ex pornostar

Rocco Siffredi, 44 anni, ex pornostar

Rocco Siffredi ha incarnato per anni l’emblema degli ultimi scampoli di virilità maschile rimastici. Mentre la società è andata alla deriva e l’uomo ha iniziato a misurarsi con la sfacciataggine delle donne, lui è sempre stato lì, con la sua granitica nomea di t(r)ombeur de femmes

Eppure anche le certezze dello stallone italiano hanno iniziato ultimamente a vacillare. Le numerose interviste che lo stanno vedendo protagonista ne offrono un ritratto inedito, meno ostile ai gay e con un bacio omosex all’attivo. Poi ci si mette il duro lavoro del padre a metterne in crisi i costumi libertini:

“A farmi venire il primo dubbio è stato il mio figlio più piccolo che un giorno mi ha detto che dovrei fare sexy solo con mamma. Questa frase mi è arrivata come una fucilata. Perché aveva 7 anni e noi non gli avevamo insegnato che sexy solo con mamma è la cosa giusta: l’ha detto istintivamente, penso per protezione verso la madre che adora. Mi è iniziata una crisi esistenziale. Mi aiuta il pensiero che, anche se ho fatto la pornostar nella vita, ho una famiglia solida accanto”.

A Rocco gli è presa anche la sindrome del buon samaritano: considerato che tutti lo invidiano perché “si è trombato più di tremila donne”, vorrebbe poter trapiantare “anche lui” così da poter fare contenta almeno un’altra persona:

“Tanti uomini mi hanno confessato che darebbero via la casa per due centimetri in più”.

Il problema per Siffredi jr, col passare degli anni, sarà quello di raccogliere l’eredità di un’icona dell’hard. Avrà dei complessi? Sarebbe stato meglio per lui vivere in un clima familiare più “rassicurante”, anche se il rischio opposto è quello di incorrere in un moralismo di facciata stigmatizzato dallo stesso attore? Leggi il seguito di questo post »

College/2

donna snob

A. “Per me l’Italia finisce a Firenze. Da lì in giù sarebbe per me inconcepibile viverci” (17enne milanese, aspirante studente di medicina in Inghilterra perché “la Bocconi conta solo per il nome ma non si fa un cazzo e alla Cattolica si studia ma ormai ci entra chiunque”).

B. “Sono figo vestito così? E’ Versace questa maglietta” (orgoglioso bocconiano, trapiantato a Milano ma terrone duro a morire).

C. “Vivo a Ferrara. Nella mia famiglia tutti medici” (golfini della nonna, snobismo di proporzioni cosmiche. Ti degna di uno sguardo solo se vesti firmato e se studi Medicina, Economia, Ingegneria o Giurisprudenza. E si è invaghita subito del bocconiano che indossava il giubbotto Belstaff anche in bagno).

D. “La differenza tra me e un settentrionale è che io studio come lui ma mi sono fatta un culo” (non rientra in banali clichés riassumibili in codesta sede).

Ovviamente io straquoto l’opzione D. Ma non per puro campanilismo: odio i meridionali e lo sono. Amo quelli che sono meridionali dentro. E soprattutto che danno all’opzione C della primadonna del Bagaglino. L’opzione B si commenta da sé, mentre per la prima vi risparmio le bestemmie del sottoscritto e della signorina D.

College/1

Inghilterra, sogno proibito per milioni di giovanotti scalpitanti di tutto il globo. Italia, inspiegabile feticismo di tutti quelli che ci vivono per rinnegarla e poi rimpiangerla al primo espatrio.

College, fuffa colossale spacciata per “vuoi vivere una vacanza studio da sogno seguendo la scia dei tuoi eroi telefilmici?”. Inglese, lingua meravigliosa al centro di un business degno di un corso di sopravvivenza.

Strapaghi per imparare, mica per assicurarti che nel tuo bulbo capillare non proliferino pidocchi o muffe di ogni genere moltiplicatesi nella moquette.

Il Big Brother è fuori e dentro di te. Il primo giorno è tutto un come stai, fatto di sguardi diffidenti o presentazioni di effetto. La prima settimana è all’insegna del gioco di ruolo e della strategia. Nella tua seconda e ultima settimana, così stitica rispetto ai mesi di permanenza degli altri, sei già in nomination e l’esito è inconfutabile: perché affezionarsi a te se porteranno qualcun altro fino alla fine?

Scaduto il tempo della stoica fuga da Berlusconi ritorni e scopri che ti ha pure risolto l’emergenza rifiuti. Non c’è neanche un pretesto di cui sparlare: non ci manca proprio nulla.

Andrea De Carlo e quei libri un po’ così… belli

andrea de carloE’ raro che il secchione che è in me si converta incondizionatamente a certi boom commerciali. Mi accade con la tv ma con i libri ho sempre la sindrome accademica, che mi fa evitare certi imbarbarimenti mascherati da linguaggi moderni. Non mi sono piegato a Il Codice da Vinci, ma mi ha emozionato Non ti muovere. Non sono diventato un fan di Benni e Ammaniti, ma ho la fissa di Andrea De Carlo. I suoi libri stanno al mio tempo libero come la serenità sta al mio termometro emotivo. Mi appaga (anche se potrebbe risparmiarci le pose pensose, col ricciolo ribelle a metà tra Scamarcio e Baricco).

E’ un autore senza pretese, che piace e vende i suoi libri senza rovinare la società con cubiste dodicenni o pischelletti drogati. Ho scoperto che è da più di un ventennio sulla piazza, che ha viaggiato molto traendo così spunti per i suoi aneddoti cosmopoliti (questo a Labranca non piacerà, visto che su Il Venerdì Di Repubblica stigmatizza lo status editoriale del viaggio impresso sulla quarta di copertina). Leggi il seguito di questo post »

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La storia che fa sesso: dai The Tudors alla vera Roma

senza naturaL’interesse per l’aneddotica ha ormai avuto il sopravvento sui vecchi e polverosi manuali di storia, tutti guerre e cronologie. Basta guardare le sezioni storiche di qualsiasi libreria per notare come la sottocategoria “vita quotidiana” sia piena di scandaletti romanzati spacciati per resoconti attendibili. Troverete ovunque riferimenti al bere sfrenato, alle gozzoviglie conviviali e, dulcis in fundo, al libertinaggio dei costumi sessuali, che è il motivo principale per cui la storia antica è così attuale: dare un alibi alle nostre fantasie più spinte. Non a caso Cecchi Paone ne ha fatto un manifesto per il sesso libero…

Per fortuna, a fare la differenza tra l’acritica frivolezza e la sagace curiosità, è un sano intenditore come Corrado Augias, che con i suoi Segreti di Roma sta impazzando alla grande (per non parlare di quelli di Londra e di Parigi…).

Pepata quanto basta (nel senso che ammicca al suo pubblico senza scadere nella trivialità) la sua retrospettiva sul capolavoro di Guglielmo della Porta, ovvero Il monumento a Paolo III Farnese, collocato a San Pietro alle spalle dell’altare papale. Al fianco del Pontefice ci sono due statue, una che raffigura la Giustizia (a sinistra) e l’altra che incarna la Prudenza (a destra).

Cinque papi dopo, Clemente VIII ritenne che il nudo della Giustizia fosse scabroso e fece di quella statua il primo step di una campagna moralizzatrice (la Controriforma vi dice nulla?), ordinando che “le statue della tomba di papa Paolo III di felice memoria siano levate oppure vengano coperte in modo più decente”. Leggi il seguito di questo post »

Berlusconi farà la fortuna di parate e autogestioni

silvestrinPremesso che il sottoscritto non si pone nella schiera degli estimatori, mi fa sorridere prevedere le conseguenze del ritorno di Berlusconi. La Guzzanti tornerà a fare denuncia ergendosi a paladina delle folle, Santoro trarrà nuova linfa dall’ennesima prevedibile epurazione. E i personaggi “alternativi” dello spettacolo potranno continuare a dire the right thing sul redivivo premier. Un esempio ce lo dà quel “ribelle” dentro (mentre fuori fa il fighetto di Mtv e Festivalbar, nella tana del lupo in pratica) di Enrico Silvestrin. Sul suo My Space, bigliettino da visita per eccellenza del qualunquismo, se ne esce con la classica perla di rottura prodiga di facili consensi:

“La prima volta sei curioso…(1994)

La seconda vuoi riprovare…(2001)

Alla terza vuol dire che nel culo ti piace proprio…(2008)”

A parte la latente omofobia sottesa nel messaggio, dà a vedere di non aver votato e di essere deluso dalla Casta. Rientra perfettamente nel clichè di quest’oggi: il tipo anti-berlusconiano. Leggi il seguito di questo post »

Mauro Covacich e Pulsatilla: il successo in cambio della privacy

Dire se è nato prima il blogger o lo scrittore non è così apodittico come potrebbe sembrare. Altro che dubbio amletico sull’uomo o la scimmia: i blogger sono degli aspiranti scrittori, mentre gli scrittori sono dei blogger repressi.

Prendete Mauro Covacich, scrittore nonché firma di punta di Vanity Fair: ha appena pubblicato il libro Prima di sparire, che racconta la fine di un matrimonio. Il proprio. Con i nomi veri. Il suo, quello della sua ex-moglie, della nuova compagna, degli amici e di chiunque abbia incontrato nel periodo racchiuso nelle 277 pagine. Dice di aver avuto paura di trasformare una vicenda tanto comune quanto personale in una vittima del modello televisivo, esponendola alla sindrome di intrusione di massa. Era talmente terrorizzato da scrivere il libro di nascosto, mettendosi al computer mentre la sua attuale fidanzata andava seriamente a guadagnarsi da vivere. Tant’è, l’avrà fatto perché è questo che vuole il mercato: i cazzi tuoi, mica lo sfoggio di scrittura.

Quello che mi chiedo è che vita sregolata bisogna avere oggi per fare successo. Se è proprio vero che scrivere è compiacersi di se stessi, nella consapevolezza che è sempre meglio che lavorare sul serio. Se senza una drag queen nell’armadio o un auto-violazione della propria privacy non si diventerà mai nessuno.

Pulsatilla, che al contrario nasce blogger e diventa scrittrice-rivelazione con La ballata delle prugne secche, continua a raccontare sul suo blog dalle uova d’oro le proprie prodezze in giro per il mondo, le esclusive mete estere che riesce a visitare grazie alla paghetta del mensile Max. Per una meridionale disoccupata che nell’editoria milanese ha trovato l’America, mi sembra uno scambio più che equo: la sua vita da macchietta in cambio dello stipendio.

La Quattrociocche, Super Simo e gli autori di Amici: gli scrittori venduti

michela quattrociocche

Un tempo c’erano gli scrittori di professione, che avevano bisogno di un pizzico di successo per vendere ma disponevano in ogni caso di tutti i requisiti “letterari”. Ora le librerie Feltrinelli sono invase da stand promozionali, a metà tra un’edicola e un mediacenter. Dell’austerità di un tempo non hanno più nulla, anzi fanno di tutto per non assomigliare alle respingenti, polverose biblioteche.

Spaziano dal bianco minimalista ai colori accesi, rifiutando l’atmosfera calda di una volta. I punti vendita di articoli editoriali si sono massificati, trasformando la collana di Augias in un must-have e le biografie di Raffaella Carrà e Simona Ventura in degli accessori glamour.  Stando alle indiscrezioni pubblicate da River, pare che lo stesso Tiziano Ferro stia per salire sull’Olimpo dei biografati a tempo di record. Ma, addirittura, questo avverrebbe contro la sua volontà, della serie che oggi il primo furbone intenzionato a sfruttare la tua immagine può sproloquiare sulla tua vita senza che tu ti ci riconosca.

I più attenti analisti del libro usa e getta avranno infine notato, nella montagnetta di letture da supermercato, un nuovo trash-feticcio. Tra Il Cuore e le Stelle degli autori di Amici e le insopprimibili gesta di Step c’è l’opera prima di Michela Quattrociocche (quando si dice, sulla destra, una topa da biblioteca), l’ultima figlioccia di Moccia diventata autrice all’improvviso: Leggi il seguito di questo post »

Elezioni 2008: giornalisti astensionisti, blogger indecisi

Da che mondo è mondo il clou elettorale si gioca sugli indecisi: sta agli organi della stampa informare, mentre ai politici tocca “massaggiare il messaggio” (Duncan Watts docet) fino all’ultimo istante di campagna elettorale. Pensate che, secondo uno studio Usa promosso dall’Università di Notre Dame e dall’università del Texas, i giovani verrebbero influenzati dai toni aggressivi. Alcuni studenti selezionati fra i 18 e i 23 anni hanno espresso la loro preferenza tra i candidati Usa del 2004, Bush e Kerry. Il risultato è che la propaganda negativa ha spostato più preferenze di quella positiva, istigando i prescelti a disprezzare a parole gli urlatori per poi farsi lusingare a votarli.

La speranza ultima a morire è che uno zoccolo duro di votanti consapevoli non abbia bisogno dell’ultima ora per scongiurare il testa o croce. La cosa buffa di queste votazioni, invece, è che a sbancare gli ascolti elettorali sia stato Enrico Mentana, un dichiarato astensionista per 10 anni che ci ha illustrato in uno speciale Matrix le modalità per non disperdere il voto. Un modo come un altro per vantarsi della propria imparzialità?

D’altro canto, c’è un blogger-giornalista –  che non le manda mai a dire – che ha fatto outing sul proprio voto, violando non solo le norme di segretezza ma anche il buonsenso deontologico. Eppure Matteo Failla è fatto così, ci siamo abituati ormai. Quello che non mi sarei aspettato, da un recalcitrante al bloggin’ domenicale come lui, è che potesse passare l’intera giornata a smentire i propri già discutibili propositi. Dopo aver esternato ai suoi lettori di voler recarsi al seggio elettorale con la puerile voglia di deturpare la scheda di voto, si è ricreduto all’ultimo, temendo forse di pentirsi di una scelta così qualunquista. Così ha votato “uno che ha visto su Sky e che ha preparato una campagna con i fiocchi”. E’ proprio vero che il silenzio della par condicio vale più di mille parole.